Pope sharing: un atto d’amore e responsabilità

Habemus-Papam-anzi-no.-La-profezia-di-Nanni-Moretti_h_partbIn verità vi dico: sono solo battezzata perché ho dei genitori credenti e profondamente democratici che non mi hanno forzato a fare la Comunione in tenera età.
Il resto l’ho fatto da sola: essendo stata bambina precocemente contrariata, non ho voluto affiliarmi a niente di così “definitivo”.

Perfino i pochi anni passati negli scout sono stati caratterizzati da una forma di ribellione all’interno del movimento, mediata grazie ad un capo intelligente: partecipavo fisicamente alla messa per rispetto al gruppo, ma me ne stavo in silenzio per conto mio.
Non ho deciso di recuperare i sacramenti perduti nemmeno quando mi è stato chiesto di fare da madrina alla nipote acquisita e a quella carnale. Sono fattà così, la coerenza è il mio miglior pregio e, probabilmente, il mio peggior difetto.
Non credo in Dio e dubito che cambierò idea (anche se non dimentico mai l’affaire Giovanni Lindo Ferretti: se s’è convertito lui, può succedere a chiunque!).
Il mio teologo di riferimento è Padre Pizzarro.

Il mio sguardo da laica per lo più pastafariana dunque, si posa sulla vicenda delle dimissioni di Benedetto XVI in modo totalmente estraneo alla questione religiosa pura.

Un gesto che, oltre tutte le teorie e le definizioni, ha senza dubbio ha una portata storica.
E allora mi sono domandata: perchè non approfittare di questo grande cambiamento per progettarne uno ancora più grande? Qualcosa di veramente rivoluzionario che porterebbe definitivamente questa istituzione nel terzo millennio?

Nasce così l’idea del Pope sharing: una Chiesa contemporanea, vicina alle realtà delle comunità cattoliche di tutto il mondo.
Perché rimanere sempre nella stessa sede, facendo solo di quando in quando un viaggio pastorale? Non sarebbe più utile e significativo spostarsi, magari privilegiando per primi i luoghi in cui il fervore religioso rappresenta ancora una priorità?
Un gesto di amore per tutti quei fedeli che magari nella loro vita non potranno mai permettersi un viaggio fino a Roma per vedere il Papa.
Un atto di responsabilità verso tante nazioni, anche molto povere, martoriate da conflitti, dove la presenza del Santo Padre potrebbe aiutare a rendere la situazione meno tesa o, perlomeno, obbligherebbe il consesso internazionale ad occuparsi seriamente della questione.

Immaginate quanto lavoro si potrebbe fare in Cina, in America e anche nelle altre nazioni europee a forte impronta cattolica come la Spagna e la Polonia.
Immaginate cosa signficherebbe per paesi come l’Angola, il Ruanda, le Filippine o il Messico ospitare per un anno o due la residenza della maggiore autorità religiosa.
Immaginate la potenza del messaggio, il cambiamento epocale, i vantaggi:
investimenti, turismo, lavoro, infrastrutture

Andare ad incontrare tutti i preti di frontiera e dare loro conforto da vicino, potersi confrontare direttamente con le famiglie dei bambini e dei ragazzi abusati, poter vedere con i propri occhi la grandezza e la miseria del proprio potere e porre rimedio ove necessario…
Un grande fermento, una nuova evangelizzazione, un nuovo orizzonte da esplorare.

Certo direte voi, l’Italia perderebbe per lungo tempo uno dei suoi elementi caratteristici, Roma uno dei punti di riferimento per turisti  e credenti (anche se, vale la pena sottolinearlo, la Cappella Sistina mica si sposta…), ma ci siamo già passati nel XIV secolo con lo spostamento del papato ad Avignone e siamo sopravvissuti.

E poi noi romani siamo generosi, “de core”, e siamo coraggiosi e sapremo certamente portare questa croce per il bene di tutti i cattolici del mondo.

Troveremo di che confortarci con il teatro, il cinema, l’arte, la musica e il buon cibo;
guarderemo sempre con ammirazione al Cupolone che al tramonto disegna in modo inconfondibile lo skyline capitolino;
sospireremo ricordando i bei tempi del Giubileo, le udienze del mercoledì con i festanti torpedoni dei pellegrini, la Via Crucis al Colosseo, la Messa di Natale e l’Angelus della domenica e, sorridendo, ce ne faremo una ragione perchè sapremo che anche altri possono godere di tutto questo.

Già al solo pensiero mi sento pervadere dall’entusiasmo e dalla gioia della condivisione!
Se anche tu ci credi, diffondi il messaggio…share the Pope!